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Ricerca Artistica a cura di Gino Di Grazia



Camille Claudel

Camille Rosalie Claudel nasce in Francia a Villeneuve sur Fere l'8 dicembre 1864. La famiglia è borghese e benestante; nel 1866 nasce la sorella Louise e nel 1868 il fratello Paul. Paul, poeta e scrittore, sarà per molti anni l'alleato complice di Camille. Non è probabilmente un caso che il nome di Camille sia, in francese, utilizzabile indistintamente per uomini e donne; è possibile che la madre desiderasse un maschio e che, delusa per la nascita di una bimba, abbia messo in atto una sorta di rifiuto della piccola. La madre non comprese mai questa figlia dal temperamento forte; completamente estranea all'arte, senza dubbio preferisce Louise, che le rimarrà accanto per sempre. L'infanzia di Camille non è felice; l'ambiente è austero, talvolta drammatico, caratterizzato dalla collera del padre, dalla rassegnazione e dai rigidi principi della madre. Ancora bambina Camille comincia a modellare con accanimento. Non seguendo un iter di apprendimento regolare si rivolge istintivamente a soggetti viventi, saltando i lunghi esercizi di copia di nature morte imposti nelle Accademie; la scultura la coinvolge e coinvolge l'intera famiglia: non avendo ricevuto lezioni affronta audacemente i soggetti mobili e, a turno, tutti sono costretti a posare per lei. Non a caso, nella sua attività artistica, Camille dimostrerà un talento notevole nell'affrontare la tematica del ritratto; tra i ritratti più noti realizzati in bronzo quelli del fratello Paul e di Auguste Rodin. Ma Camille non perse mai l'abitudine a ritrarre chiunque fosse disposto a posare per lei; è il caso del Brigante del museo di Reims; il soggetto di questa testa è probabilmente un condannato: era infatti consuetudine che i condannati fungessero da modelli per gli artisti. Da ragazza Camille legge molto, attingendo dalla biblioteca del padre e, per i suoi tempi, accumula, con la sregolata attività dell'adolescenza e dell'isolamento, una cultura eccezionale. La famiglia si trasferisce a Parigi nel 1881; ciò permette a Camille di frequentare il Louvre e di seguire le lezioni di modellato di Alfred Boucher all'Academié Colarossi. Affitta uno studio che divide con tre amiche; una di queste, Jessie Lipscomb, diventerà e rimarrà la sua migliore amica. Alfred Boucher, docente, scultore di buon livello che sarà anche maestro di Zadkine e di Archipenko, intuisce e sostiene il talento di Camille. Al momento di partire per un soggiorno-premio in Italia egli domanda ad Auguste Rodin (1840-1917) di sostituirlo nell'insegnamento, raccomandandogli in particolar modo Camille. Rodin lavorava allora in un atelier in rue de l'Universitè; Camille abbandona presto il suo studio per trasferirvisi. Mentre Rodin lavora alle Portes de l'Enfer Camille è coinvolta nell'impresa: posa, presta il suo corpo a più di un dannato e può essere che certe figure siano modellate da lei stessa. E' certo che Rodin permetteva solo a Camille di modellare i piedi e le mani di certe sue grandi composizioni. L'incontro tra i due sfocia presto in un rapporto amoroso oltre che professionale, sebbene Camille continui ad abitare con la famiglia sino al 1888. Alla fine dell'88 Rodin affitta uno studio in Boulevard d'Italie; nella stessa via si trasferirà Camille. A quest'epoca risale la sua indipendenza; è probabile che Rodin le dia una remunerazione per l'attività svolta. Camille lavora l'argilla, impasta il gesso, e scolpisce il marmo con energia e precisione. Benchè estremamente giovane, Camille è l'amante di un artista già arrivato, molto più vecchio di lei. I critici cominciano ad interessarsi alla sua opera; Sacountala, esposta al Salon des Artistes Francais, riceve una menzione particolare. Purtroppo Camille, a causa della sua relazione con Rodin, non frequenta gli artisti suoi coetanei, rimanendo quindi priva di un rapporto che avrebbe potuto essere fruttuoso per il suo lavoro (a casa di Renoir apre una voliera per liberare gli uccelli). Rodin e Camille effettuano numerosi soggiorni in Touraine tra il 1887 e il 1894, ma i rapporti tra i due cominciano a deteriorarsi a partire dal 1892 - 93, pur se la relazione tra loro si trascinerà sino al 1898. A questo punto si inserisce il rapporto tra Camille e Claude Debussy; un incontro che coinvolse Debussy e al quale Camille non potè probabilmente abbandonarsi poiché troppo impegnata a cercare di liberarsi dal legame con Rodin. Pare che Debussy abbia tenuto per sempre sul caminetto del suo studio la scultura di Camille, La Valse. I sentimenti del musicista sono espressi chiaramente in una lettera da lui inviata nel febbraio 1891 a Robert Godet:
" ... Ah! L'amavo veramente, e in più con un ardore triste poichè sentivo, da segni evidenti, che mai lei avrebbe fatto certi passi che impegnano tutta un'anima e che sempre si manteneva inviolabile a ogni sondaggio sulla solidità del suo cuore! Ora resta da sapere se lei contenesse tutto ciò che io cercavo! E se ciò non fosse il nulla. Malgrado tutto, piango sulla scomparsa del Sogno di questo Sogno.
Il walzer, bronzo, La Valse, 1895 - 1905. E' una delle opere più note di Camille Claudel, di essa si conoscono diverse interpretazioni, realizzate a più riprese tra il 1895 e il 1905. In essa la scultrice mostra una forte capacità di trovare equilibrio tra movimento e staticità. Soprattutto la figura femminile, quasi ancorata al terreno dal panneggio dell'abito, dà il senso del collegamento tra la terra e l'aria. Mi pare che in quest'opera sia ben resa una potenzialità femminile solo apparentemente contraddittoria, la capacità di "volare alto e agire nel concreto". Mi sembra la stessa capacità indagata, con altre modalità, da due diversi artisti: Leonardo e Picasso. In Leonardo è resa attraverso l'inserimento della figura femminile (S.Anna, la Vergine) in una struttura piramidale, mentre in Picasso donne dagli enormi piedi danno il senso di appartenenza alla terra rastremandosi poi verso l'alto. Camille interrompe la sua relazione con lo scultore dopo essersi resa conto che tra loro non sarebbe stato possibile alcun matrimonio e che Rodin resterà sempre legato a Rose Beuret, la sua compagna fissa, che lo scultore non ha mai lasciato. Sembra che anche un aborto abbia minato seriamente l'equilibrio della ragazza. Equilibrio che l'artista cerca di ritrovare rivolgendosi alla sua passione per la scultura, esprimendo in essa la sua sensibilità. Non è un caso che, dopo la decisione della separazione, Camille realizzi diverse tra le sue opere migliori, tra essa La valse e Les Causeauses. Questo gruppo, all'inizio intitolato La confidenza, è particolarmente originale. Si tratta della miniaturizzazione di una scena ripresa dalla vita reale, nello scompartimento di un treno; l'impiego dell'onice, materiale raro e difficile da lavorare, dona a quest'opera un carattere di estraneità, non priva però di un naturalismo sensibile e anedottico. Ci sono più versioni di questo stesso soggetto, che si diversificano per un modo particolare di trattare il paravento. Un paravento che non era presente nella prima ipotesi di lavoro e che sembra isolare/proteggere dal mondo esterno il gruppo di donne che si scambia confidenze. Una scena che si tramanda da sempre, sempre attuale, che restituisce il senso delle relazioni femminili; quelle relazioni, indispensabili per crescere e per vivere, che a Camille, a partire dalla relazione con la madre e con la sorella, sono mancate. La ricerca di Camille, nell'intento di liberarsi dall'influenza di Rodin, si orienta verso una scultura di piccole dimensioni dalle suggestioni psicologiche. Vive però come una reclusa, dedita al lavoro con accanimento; gli armadi del suo studio si riempiono di piccole figure. Sola, Camille precipita in una semi miseria; la sua corrispondenza brulica di appelli di soccorso e di richieste di anticipi. Suo padre e suo fratello l'aiutano di nascosto dalla madre e dalla sorella; è probabile che, per vivere, Camille fornisca bozzetti per oggetti di utilità quotidiana, bozzetti che, purtroppo, non essendo firmati, non si sono potuti identificare. Non rimane però sconosciuta; quasi ogni anno espone le sue opere in Salon parigini e anche all'estero. Alcuni collezionisti si interessano al suo lavoro, la critica le dedica regolarmente degli articoli. Tuttavia testimonianze e documenti indicano i progressi di una malattia interiore, di una disperazione crescente che porta Camille all'ossessione del furto e del plagio. L'ossessione è la traduzione di un'osservazione: Camille aveva dato a Rodin una parte del suo genio e non poteva più riprenderglielo. Tutti gli esperti dell'opera di Rodin sanno che la sua maniera degli anni '80 è contemporanea all'incontro con Camille. Più che quarantenne Rodin, se fosse rimasto solo, si sarebbe evoluto forse verso un neo-michelangiolismo esasperato; improvvisamente, invece, il suo lavoro si anima di una voce nuova, voce che, partita Camille, si insabbia. Questa convivenza di passione e di creazione in due amanti che svolgono la stessa attività, che operano insieme nei medesimi luoghi e sui medesimi soggetti, conduce ad un lavoro misto. Si è detto di Camille che lavorava alla maniera di Rodin, così come c'è una parte dell'opera di Rodin che fa eco a quella di Camille. Il numero delle opere firmate da Camille durante il periodo di lavoro con Rodin è limitato, mentre tutti i testimoni la descrivono come una lavoratrice accanita e non per produrre copie da principiante ma opere di grande qualità. Quando la collaborazione e l'affetto si allentano, Camille avverte un'immensa disperazione, la certezza di essere stata spogliata della propria energia vitale e del senso stesso della vita. Camille vive sola, è un'artista ed è conosciuta da tutti per la sua relazione con il grande scultore. Tutto, il suo essere e il suo fare, costituiscono, per l'epoca, un'anomalia disdicevole, un'anomalia che costringe alla solitudine. Vedere l'uomo che lei ha nutrito con il suo genio avanzare verso la gloria, mentre lei affonda è troppo per Camille; la ragione vacilla. A partire dal 1905 le ossessioni e le angosce si trasformano in idee fisse e poi in psicosi. L'artista distrugge le sue opere per evitare che cadano nelle mani della "cosca" a suo parere manovrata da Rodin, accusato di volerla derubare delle sue idee e di desiderare di ucciderla. Alle difficoltà e alle ossessioni si aggiungono gli odi familiari, a Villeneuve è persona non gradita, sua madre la subissa di rimproveri e la condanna, la sorella Louise è poco incline all'indulgenza, il fratello Paul è lontano dall'Europa dal 1895 al 1909 e, dopo la conversione, si trova a condannarla in quanto peccatrice. Solo il vecchio padre di nascosto le manda, sino alla di lui morte, del denaro. L'age mur, 1898. Un'opera che ben rappresenta il sentire di Camille rispetto al rapporto con Rodin è L'età di mezzo, bronzo, 1899 - 1913. Un primo progetto del 1895 presenta questo gruppo di tre figure - vecchiaia, età di mezzo, giovinezza- come fosse fisso e immobile. La versione definitiva, del 1898, qui ripresa, ha, al contrario, un effetto di movimento che coinvolge tutta la composizione, amplificandosi lungo una diagonale che accentua la plasticità delle figure e la loro drammaticità. La giovane donna inginocchiata, figura realizzata anteriormente al gruppo e conosciuta come L'implorante (1894), immagine di Camille al momento della sua rottura con Rodin, è integrata qui in una composizione più vasta e drammatica: è isolata e le sue mani non riescono più a trattenere quelle dell'uomo, come nel primo progetto. Il contrasto tra le figure, lisce e nude, realizzate con naturalismo esacerbato e le pieghe tormentate dei drappi, che avvicinano la Vecchiaia all'immagine delle tre Parche, fanno di questo gruppo un'allegoria del tempo e della morte. Nel 1932 Eùgene Blot, in una lettera inviata a Camille, scrive di lei e di quest'opera: "… Nel mondo di volpi che è la scultura, Rodin, voi e forse tre o quattro altri, avevate introdotto l'autenticità, e questo non si dimentica. X conserva un ricordo ancora pieno di meraviglia del vostro marmo L'implorante (fuso da me in bronzo per il Salone del 1904), che egli considera il manifesto della scultura moderna. In quest'opera siete finalmente voi stessa, liberata completamente dall'influenza di Rodin, grande tanto per l'ispirazione che per il mestiere. La copia della prima tiratura arricchita dalla vostra firma è uno dei pezzi salienti della mia galleria. Io non la guardo mai senza provarne un'emozione indicibile. Mi sembra di rivedervi, queste labbra semiaperte, queste narici palpitanti, questa luce nello sguardo, tutto grida alla vita in ciò che ha di più misterioso. Con voi si lasciava il mondo delle false apparenze per quello del pensiero. Quale genio!…" Il 10 marzo del 1913 Camille viene ricoverata. In trenta anni di manicomio, dove resterà sino alla morte, avvenuta il 19 ottobre del 1943, Camille scrive lettere, elenchi di oggetti necessari o appelli per essere riportata a Villeneuve, ma non modella più nulla né, tanto meno, scolpisce. Nel 1938 ( o '39, la lettera non è datata) scrive al fratello Paul:
"... vorrebbero forzarmi a fare delle sculture, qui all'istituto, e vedendo che non ci riesco, mi si impone un sacco di seccature. Ciò non mi convincerà di certo, al contrario. ..."
Ed è nella stessa lettera che Camille scrive della madre: "... In questo momento, vicino alle feste, penso alla nostra cara mamma. Non l'ho mai più rivista dopo il giorno in cui avete preso la decisione di mandarmi in un manicomio! Penso a quel bel ritratto che le avevo fatto all'ombra del nostro bel giardino. I grandi occhi in cui si leggeva un dolore segreto, lo spirito di rassegnazione che regnava sul suo volto, le mani incrociate sulle ginocchia in totale abbandono: tutto indicava la modestia, il sentimento del dovere portato all'eccesso, tutto questo era proprio la nostra povera mamma. Non ho più rivisto il ritratto (e nemmeno lei). Se per caso ne senti parlare, me lo dirai.
Non penso che l'odioso personaggio di cui ti parlo spesso abbia l'audacia di attribuirselo, come altri miei lavori; sarebbe troppo, il ritratto di mia madre!..."

Mi pare incredibile che, pur conservando un sentimento di rabbia nei confronti di Rodin, Camille riesca a parlare con tanta tenerezza affettuosa della madre, pur facendo notare di non averla mai più vista dal momento dell'internamento. Dolorosa cecità di figlia o tentativo di apparire al fratello figlia devota e quindi sorella degna di affetto?
Numerose opere di Camille sono esposte nel Museo Rodin di Parigi, in una sala a lei dedicata, voluta da Rodin per riconoscere l'opera dell'allieva, collaboratrice, ispiratrice, compagna, collega. Nella sala Camille Claudel sono esposte opere di Camille ed alcune sculture di Rodin da lei ispirate.



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Video: Camille Claudel 3

Video: Camille Claudel 4

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